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           World  of  Communication                                                    Free communication for free minds

 

Karate, Zen e comunicazione:

trilogia vincente

 

                                                      

                                        di Franco Noè e Andrea Tavi

 

 

<< La via per praticare le arti marziali non è quella di combattere, è la via che cerca sempre la grande pace interiore e l’armonia>>.

Sono parole di Mr. Hironori Ohtsuka, fondatore del karate Wado-Ryu, uno degli stili più moderni ed elastici di quest’arte marziale. Lo stesso nome, Wado-Ryu, significa “la via della serenità” e non è un caso.

Ma cosa c’entra la comunicazione con le arti marziali? Bé, molto, possiamo dire che sono due facce dello stesso cubo; qual è l’intento generale della comunicazione? Comunicare, appunto, trasmettere, entrare in  contatto, trovare la via più breve ed efficace per raggiungere i nostri obiettivi. Il karate, come altri, persegue gli stessi fini cioè fa percorrere la strada in maniera veloce, senza intoppi, con il controllo completo del nostro corpo e ci spinge alla meta del nostro sentiero, non solo spirituale, nel miglior modo.

Un altro punto in comune? La totale apertura e non-finitezza… Chi, come noi, studia la Comunicazione ha capito che esiste sempre un punto fermo oltre cui puoi sempre andare oltre. Praticando le arti marziali, noto che c’è una evidente somiglianza: quando un karateka, e in generale uno che pratica sport, può sedersi, soddisfatto del limite che ha appena raggiunto? Mai.

Non si finisce mai di scoprire, di imparare, di provare avventure e questo lo si apprende anche con la comunicazione, con il rapporto e le parole scambiate con gli altri.

Vi racconto un aneddoto, che il mio maestro di karate Tonino mi riferì una sera durante un allenamento: da giovane lui si allenava anche in trasferta e a Parigi, durante un evento importante, assistette a una dimostrazione di un tizio, non si ricordava se si chiamava Van Damme o giù di lì (!!!); bé quel tizio, chiunque fosse, fece disporre tanti karateki in fila indiana, uno dietro l’altro, per tutta la lunghezza di una grande palestra (più di 30 metri) e cominciò a tirare, stando sempre sulla stessa gamba di appoggio, un calcio laterale

ad ogni persona, senza mai mettere giù a terra la gamba calciante, fino alla fine della fila. Incredibile? Provate a farlo voi.

 

“Subito prima che Ninakawa morisse, gli fece visita il maestro di Zen Ikkyu. “Devo farti da guida?” domando Ikkyu. 

Ninakawa rispose: “Sono venuto qui da solo e da solo me ne vado. Che aiuto potresti darmi?”. 

Ikkyu rispose: “Se credi veramente che vieni e che vai, questo è il tuo errore. Lascia che ti mostri il sentiero dove non si viene e non si va”. 

Con queste parole Ikkyu aveva rivelato il sentiero con tanta chiarezza che Ninakawa sorrise e sospirò. 

'Racconto tratto da “101 STORIE ZEN”. 

  

Quest’articolo è solo uno spunto, una folata di vento e vi invita a stracciare queste, che sono parole e cominciare a trasformarle in fatti, con il Karate, lo Zen e la Comunicazione.

 

 

 

 

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